“Un uomo che sa di essere nel giusto non ha paura di niente.”
Carlo Alberto Dalla Chiesa

Il 3 settembre di ogni anno, l’Italia ricorda con dolore e ammirazione il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso brutalmente a Palermo nel 1982 da un agguato mafioso. La figura di Carlo Alberto è scolpita nella memoria collettiva come simbolo di legalità, coraggio e dedizione assoluta allo Stato. Ma dietro l’immagine del prefetto-eroe, c’è una lunga e straordinaria storia personale e militare che vale la pena ricordare, a partire dalle sue origini e dagli anni della guerra, fino alla lotta alle Brigate Rosse e a Cosa Nostra.

Dalla nascita al periodo bellico

Nato a Saluzzo (Cuneo) il 27 settembre 1920, Carlo Alberto Dalla Chiesa era figlio di Romano Dalla Chiesa, decorato ufficiale dei Carabinieri. Cresciuto in un ambiente permeato dai valori militari e patriottici, Carlo Alberto Dalla Chiesa partecipò giovanissimo alla Seconda Guerra Mondiale come sottotenente di fanteria nei Balcani.

Nel 1942 Carlo Alberto Dalla Chiesa entrò nei Carabinieri Reali, laureandosi nel frattempo in giurisprudenza (con una tesi orale assegnata da un giovane Aldo Moro) e successivamente anche in Scienze Politiche. Durante l’armistizio dell’8 settembre 1943, Carlo Alberto era comandante della tenenza di San Benedetto del Tronto, dove rifiutò di collaborare con i tedeschi e organizzò una rete di resistenza clandestina contro l’occupazione nazifascista.

Carlo Alberto diventò un punto di riferimento per i partigiani marchigiani, gestendo trasmissioni radio segrete, fughe via mare di profughi e prigionieri, e azioni di guerriglia. Carlo rischiò la vita in più occasioni, tanto da meritarsi una Medaglia d’Argento al Valor Militare e l’ingresso in servizio permanente nei Carabinieri “per meriti di guerra”.

Carlo Alberto Dalla Chiesa e la lotta al banditismo nel Dopoguerra

Nel secondo dopoguerra, Carlo Alberto Dalla Chiesa fu tra i protagonisti della difficile lotta al banditismo che imperversava in alcune aree del Sud Italia. Operò prima in Campania, a Casoria, ottenendo importanti risultati già nel 1947.

Successivamente Carlo Alberto Dalla Chiesa si offrì volontario per la Sicilia, dove affrontò le bande armate dell’entroterra, in particolare il gruppo di Salvatore Giuliano a Corleone, e contribuì all’indagine sull’omicidio del sindacalista Placido Rizzotto. L’azione di Carlo Alberto Dalla Chiesa fu determinante nel ripristino dell’ordine pubblico e nella lotta contro le prime forme di criminalità organizzata postbellica.

Le Brigate Rosse e la Guerra al Terrorismo

Negli anni ‘70, in un’Italia sconvolta dal terrorismo, Dalla Chiesa divenne il volto operativo della lotta contro le Brigate Rosse. Promosso Generale di Brigata, nel 1974 Carlo Alberto Dalla Chiesa creò a Torino un Nucleo Speciale Antiterrorismo, selezionando ufficiali fidati e introducendo metodi innovativi come l’infiltrazione e l’utilizzo di collaboratori di giustizia.

Grazie a queste strategie, nel settembre 1974 furono arrestati Renato Curcio e Alberto Franceschini, fondatori delle BR. Nel 1978, durante il rapimento di Aldo Moro, Dalla Chiesa fu nominato coordinatore nazionale delle forze antiterrorismo, con poteri speciali.

La sua azione contribuì in modo decisivo a smantellare le principali cellule terroristiche attive in Italia, restituendo sicurezza al Paese in uno dei suoi momenti più drammatici.

Cosa Nostra e il Martirio di Palermo

Nel maggio del 1982, Dalla Chiesa fu nominato Prefetto di Palermo, con un compito preciso: ripetere in Sicilia ciò che aveva fatto contro il terrorismo. A lui vennero affidate indagini e poteri speciali contro Cosa Nostra, in un periodo segnato dalla cosiddetta “seconda guerra di mafia”.

In pochi mesi, Carlo Alberto Dalla Chiesa ideò e realizzò strumenti investigativi di grande impatto: il famoso “Rapporto dei 162”, redatto con il commissario Cassarà e il capitano Pellegrini, che portò a 87 ordini di arresto e gettò le basi per il Maxiprocesso; le prime analisi patrimoniali sistematiche contro i beni delle cosche mafiose, in collaborazione con la Guardia di Finanza.

Tuttavia, il suo impegno fu anche la sua condanna. Il 3 settembre 1982, in via Isidoro Carini a Palermo, fu assassinato insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e all’agente di scorta Domenico Russo. Il commando mafioso usò armi da guerra (kalashnikov AK-47), lasciando un messaggio inquietante: “L’operazione Carlo Alberto si è conclusa”.

Alla sua memoria è stata conferita la Medaglia d’Oro al Valor Civile, e il suo nome è oggi simbolo di integrità, sacrificio e fedeltà assoluta allo Stato. Dalla Chiesa non è stato solo un ufficiale, ma un costruttore di giustizia, capace di adattare il metodo investigativo alle nuove sfide: dal banditismo rurale alla mafia urbana, dal terrorismo politico alla criminalità finanziaria.